L'ordine del discorso (1971) di Michel Foucault (La traduzione utilizzata è quella di A. Fontana, Einaudi, Torino, 1972; 2004)
"Ecco l’ipotesi che vorrei avanzare questa sera (…): suppongo che in ogni società la produzione del discorso è insieme controllata, selezionata, organizzata e distribuita tramite un certo numero di procedure che hanno la funzione di scongiurarne i poteri e i pericoli, di padroneggiarne l’evento aleatorio, di schivarne la pesante, temibile materialità".
È un programma filosofico radicale quello schizzato da Michel Foucault nella sua lezione inaugurale al Collège de France. Pronunciato il 2 dicembre del 1970 e pubblicato l’anno successivo, L’ordre du discours dischiude con inconsueta brevità l’orizzonte teorico delle grandi opere storiche del filosofo francese: dalla Storia della follia alla Storia della sessualità, da Le parole e le cose a Sorvegliare e punire. Con le sue ricerche empiriche – chiarisce il breve testo programmatico – Foucault non intende solo far valere un’istanza libertaria, attirare l’attenzione sui diversi e gli esclusi, criticare le nozioni di “uomo” e di “soggetto”, ma si prefigge di ripercorrere a ritroso l’intera tradizione filosofica per rimettere in questione la “volontà di verità” da cui è scaturita.
Per questo, dopo aver affrontato due monumenti del pensiero novecentesco – Essere e tempo di Martin Heidegger e il Tractatus logico-philosophicus di Ludwig Wittgenstein – la SFSI ha deciso di dedicare un’edizione della rassegna “Lettura di un classico” a questo breve testo di Michel Foucault.
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