SOCIETÀ FILOSOFICA DELLA SVIZZERA ITALIANA
               

Il cielo prima e dopo il cannocchiale

Incontro in occasione dell’anno internazionale dell’astronomia, la SFSI, in collaborazione con il Liceo Cantonale di Lugano 1

giovedì 12 marzo 2009, ore 18.00
Aula Magna Liceo Cantonale Lugano 1, viale Carlo Cattaneo 4, Lugano

Interverranno: dott. Mario Helbing: Il cielo prima del cannocchiale
prof. Michele Camerota: Il nuovo cielo del Sidereus Nuncius

I relatori saranno introdotti da Brenno Bernardi, membro del Comitato della SFSI. 


I quaranta anni, dal 1570 al 1609, precedenti le prime osservazioni telescopiche, furono un periodo unico e del tutto straordinario per i fenomeni che si manifestarono inaspettatamente allora in cielo ed anche uno dei momenti più fecondi e interessanti della lunga storia dell’astronomia.

Periodo del tutto straordinario, poiché nel 1572 e nel 1604, apparvero e scomparvero in un breve arco di tempo due stelle di eccezionale luminosità e magnitudine, oggi denominatesupernovae di Tycho Brahe la prima e di Keplero la seconda; le ultime supernovae di queste dimensioni osservate ad occhio nudo. Momento di importanti indagini (pre-telescopiche), con la costituzione in Europa dei primi osservatori astronomici, e , nel quadro della grande disputa sul sistema copernicano, di meravigliose acutissime scoperte, come quella di Keplero (1609) che l’orbita di Marte è ellittica. Con il suo cannocchiale volto verso il cielo Galileo veniva ad aggiungere altri mirabilia a queste meraviglie.

Mario Helbing, originario di Coldrerio, dove tuttora risiede, ha compiuto gli studi di filosofia all’Università di Friburgo in Svizzera. Ha conseguito il diploma di perfezionamento alla Scuola Normale superiore di Pisa con una ricerca sul maestro aristotelico di Galileo Galilei, pubblicata nel 1989 con il titolo Francesco Buonamici, professore di Galileo a Pisa. Ha approfondito in questo modo lo studio dei rapporti tra l’aristotelismo e la nascita della scienza moderna e del pensiero filosofico e scientifico di Galileo. Ha svolto attività di ricerca al Warburg Institut di Londra, al Politecnico di Zurigo e al Max Planck Institut di Berlino. Oltre a numerosi articoli su riviste di filosofia e di storia della scienza, ha curato, in collaborazione con Ottavio Besomi, edizioni critiche e commentate dell’opera di Galileo Galilei: del Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo (Padova 1998), del Discorso sulle comete (Padova 2002) e del Saggiatore (Padova 2005). In collaborazione con Michele Camerota ha pubblicato il saggio All’alba della scienza galileiana. Michel Varro e il suo ‘De motu tractatus’. Un importante capitolo nella storia della meccanica di fine Cinquecento (Cagliari 2000). Nel semestre d’autunno-inverno del 2008 è stato docente ospite e ricercatore presso l’Università di Cagliari. Nel gennaio di quest’anno Mario Helbing è stato insignito del Premio massimo 2008 della Fondazione Iside e Cesare Lavezzari di Chiasso.

Il nuovo cielo del Sidereus Nuncius Uscito dalla tipografia nel marzo 1610, in una tiratura di soli 550 esemplari, il Sidereus Nuncius di Galileo Galilei costituiva il resoconto delle scoperte astronomiche che, grazie all’uso del cannocchiale, Galileo aveva compiuto tra la fine del 1609 e i primi mesi del 1610. Con una prosa limpida ed estremamente diretta, l’opera riproponeva i risultati acquisiti nel corso di quelle osservazioni telescopiche in modo preciso e ordinato, senza fronzoli eruditi, ma in un linguaggio sobrio e ricco di suggestioni. La pubblicazione del Sidereus Nuncius segna l’avvento di una nuova era nella storia dell’astronomia, sancendo il passaggio dallo studio dei fenomeni celesti svolto ad occhio nudo all’indagine effettuata con il sussidio di uno strumento di amplificazione della capacità visiva: il telescopio, appunto. Inoltre, le “novità” descritte da Galileo rappresentano un fattore di enorme sconvolgimento dell’immagine dei cieli di quel tempo, un’immagine garantita da una consolidata e assai accreditata tradizione che ora, bruscamente, viene posta in discussione in modo radicale. Basti pensare che, nel rimodellare la configurazione celeste, la nuova visione telescopica ampliava a dismisura i confini del mondo, mettendo implicitamente in questione la centralità dell’uomo nel cosmo.

Michele Camerota, insegna Storia della scienza all’Università di Cagliari. È autore di diversi studi sulla cultura scientifica della prima età moderna, tra cui Gli scritti ‘De motu antiquiora’ di Galileo Galilei: il Ms. Gal. 71. Un’analisi storico-critica (Cagliari, CUEC, 1992), All’alba della scienza galileiana. Michel Varro e il suo ‘De motu tractatus’ (con M.O. Helbing, Cagliari, CUEC, 2000), Galileo e il Parnaso tychonico (con O. Besomi, Firenze, Olschki, 2000), Cronologia galileiana. 1564-1642, Firenze-Cagliari, Istituto e Museo di Storia della scienza di Firenze-CUEC, 2003, e Galileo Galilei e la cultura scientifica nell'età della Controriforma (Roma, Salerno, 2004). Ha recentemente redatto la voce “Galileo Galilei” per il New Dictionary of Scientific Biography. Insieme a Massimo Bucciantini dirige la rivista Galilaeana. Journal of Galilean Studies.