SOCIETÀ FILOSOFICA DELLA SVIZZERA ITALIANA
               

Gerberto d'Aurillac, scienziato, filosofo e papa dell’anno mille

La Società filosofica della Svizzera italiana propone, in collaborazione con l'Associazione "Biblioteca Salita dei Frati", un breve ciclo di due lezioni su Gerberto d'Aurillac, il grande intellettuale della fine del secolo X divenuto papa col nome di Silvestro II (999-1003). Gerberto costituisce, alla fine dell’età altomedievale, una straordinaria figura di uomo di cultura, maestro, filosofo e scienziatotra i più importanti del suo tempo, di papa alla guida della cristianità negli anni del passaggio dal primo al secondo millennio e di alleato influente nella politica degli imperatori Ottone II e Ottone III.Dall’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso la ricerca storica ha molto approfondito e rinnovato la conoscenza di questa personalità e della sua opera di dimensioni europee. Con la proposta che qui presentiamo siamo lieti di poter offrire la possibilità di una visione complessiva di Gerberto – papa Silvestro II (con la prima conferenza) e di una conoscenza più specifica del suo pensiero e della sua opera (con la seconda).

Il programma del ciclo, che si terrà nella sala di lettura della Biblioteca Salita dei Frati di Lugano, è il seguente:

 

lunedì 2 maggio 2005, ore 20.30Silvestro II, il papa dell'anno mille
Relatore: Giovanni SPINELLI, Pontida  

 

Il tema
Gerberto d'Aurillac, già alunno di un'abbazia benedettina francese, poi precettore dell'imperatore Ottone III, abate di Bobbio, arcivescovo di Ravenna e papa col nome di Silvestro II (999-1003), è senz'altro il primo papa di statura veramente europea, senza fare alcun torto ai grandi papi che lo hanno preceduto (Leone Magno, Gregorio Magno, Niccolò I, ecc.) e che ebbero una statura religiosa ed un'azione politica senz'altro superiori alla sua. La sua grandezza non risiede tanto nell'importanza del suo pontificato, che pure segnò una svolta epocale nella storia della Chiesa e dell'Europa, quanto nell'eccezionale poliedricità della sua personalità di dotto e di studioso, intorno alla quale fiorirono numerose leggende medievali. È forse il primo (e magari l'unico papa) arrivato al supremo pontificato solo grazie alla sua personale cultura, anche se la scelta determinante della sua persona fu in definitiva frutto di un'importante amicizia politica. Egli però non sarebbe mai diventato l'amico più fidato dell'imperatore Ottone III, se la sua personalità culturale non fosse stata prima l'ammirazione dell'intera Europa. Come Aristotele, con la sua cultura enciclopedica, segna la fine della cultura antica (ultimo uomo a possedere tutto lo scibile umano), così Gerberto d'Aurillac segna il punto d'arrivo della tipica cultura monastica altomedievale, aperta a tutti i campi della scienza, prima della nascita delle specializzazioni bassomedievali, inquadrate nel trivio e nel quadrivio.

 

Il relatore
Don Giovanni SPINELLI è monaco dell'abbazia benedettina di Pontida dal 1966. Ordinato sacerdote nel 1971, si è laureato in teologia nel Pontificio Ateneo di S.Anselmo in Roma nel 1974. Dallo stesso anno è segretario del Centro Storico Benedettino Italiano e, come tale, principale redattore di tutte le sue pubblicazioni, tra cui il Monasticon Italiae e la rivista semestrale «Benedictina». Ha partecipato a numerosi convegni di storia monastica in Italia ed all'estero (Francia e Germania), tra i quali i due convegni tenutisi a Bobbio nel 1983 e nel 2000 in memoria di papa Siestro II (Gerberto d'Aurillac). Ha contribuito con diversi saggi alla redazione di vari volumi della collana Storia religiosa della Lombardia, tra cui quello dedicato alla Diocesi di Lugano. Ha pubblicato diversi saggi e recensioni in varie riviste, come «Arte cristiana», «Benedictina», «Civis», «Communio», «Rivista di storia della Chiesa in Italia», ecc. È stato per dodici anni docente di Storia della Chiesa nell'Istituto superiore di Scienze religiose presso l'Università cattolica di Brescia. Attualmente è bibliotecario dell'abbazia di Pontida.

 

lunedì 9 maggio 2005, ore 20.30
Il Carme figurato di Gerberto d'Aurillac
Relatore: Flavio G. NUVOLONE, Friburgo  

Il tema
Il Carmen figuratum attribuito a Gerberto si riduce oggi ad una copia posteriore, mutila e riutilizzata di un Liber che accompagnava il dono di un organo idraulico indirizzato ad Ottone II e a Teofano attorno al 20 giugno 983, a Mantova; Gerberto era abate di Bobbio dal 981. Si tratta d'una composizione aulica a due livelli, uno esplicito l'altro criptato, realizzata con una certa frettolosità, espressione della grave urgenza del frangente politico. Nata in un contesto assai preciso, corrisponde a visuali politico-religiose e scientifiche conosciute dall'abate imperiale. Risollevare e rafforzare la propria situazione, dar coraggio alla politica dei sovrani offrendo loro delle prospettive imperiali che rinnovassero l'impero cristiano, associarli alla causa dell'avvento dei Capetingi mostrandone il ruolo profetico rispetto al destino ottoniano, illustrare la loro funzione strettamente connessa all'ordine creaturale e musicale, meravigliarli col proprio sapere: erano queste le finalità perseguite da Gerberto. Vi riuscì nell'immediato, suscitando interesse per la sua scuola e le sue idee politiche, ma il decesso di Ottone II, avvenuto il 7 dicembre 983, gli tolse ogni appoggio e lo costrinse al rientro a Reims. Nella porzione criptata, che svela un'autoaccusa ma pure un atto squisitamente simbolico, si ritrovano conferme ed anche alcune novità essenziali: infatti Gerberto ha voluto illustrare in filigrana, grazie al metodo dell'imbricazione di un testo nell'altro fino al dodicesimo livello, la propria concezione pitagorico-boeziana dei numeri, radice e forza di ogni realtà. Dai numeri nascono la descrizione della propria situazione, i discorsi rivolti ai diversi componenti della famiglia imperiale (Ottone II, Ottone III, Teofano, Adelaide), le relazioni interne, il loro ruolo politico, il proprio insegnamento (ad es. matematico e musicale), la propria ammirazione incondizionata per la cultura greca, ma anche taluni accenti sorprendenti come il finale annunciante il ritorno di Cristo. Anche se a noi manca gran parte di questo Liber, in particolare le parti testuali redatte quali collegamenti liberi, probabilmente nello stile della Consolatio philosophiae di Boezio, oltre alle spiegazioni orali di Gerberto, i testi e talune illustrazioni ben si innestano nelle dimensioni dell'originale.

 

Il relatore
Flavio G. NUVOLONE è stato assistente di Patristica presso l'Università di Friburgo dal 1972 e, dal 1977, incaricato di ricerca presso il Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientifica. Successivamente è stato nominato professore di Patristica e segretario scientifico della "Schweizerische Patristische Arbeitsgemeinschaft". Nel 1996 è stato designato direttore scientifico della rivista «Archivum Bobiense» e dell'omonima serie monografica "Studia", con funzioni di insegnamento e di ricerca che continua attualmente. Coorganizzatore del congresso su Gerberto d' Aurillac del 1983 (atti in Gerberto: scienza, storia e mito, Bobbio 1985), ha successivamente organizzato i convegni sulla fondazione di Bobbio e le comunicazioni tra Lombardia e Toscana (1999) e per il millenario dell'intronizzazione papale di Gerberto (2000), curandone la pubblicazione degli atti (La fondazione di Bobbio nello sviluppo delle comunicazioni tra Langobardia e Toscana nel Medioevo, Bobbio 2000; Gerberto d'Aurillac da abate di Bobbio a papa dell'anno 1000, Bobbio 2001). Ultimamente ha coorganizzato il convegno su "Gerberto d'Aurillac-Silvestro II: linee per una sintesi" (Bobbio 2004).